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Siccità in Sardegna: nord isola in crisi idrica tra dispersione e infrastrutture da rinnovare

Nonostante la presenza di numerosi invasi e dighe, il sistema idrico sardo fatica a tradurre capacità in disponibilità reale.
Emozione Sardegna, panorama sul Lago di Gusana a Gavoi Emozione Sardegna, panorama sul Lago di Gusana a Gavoi
Emozione Sardegna, panorama sul Lago di Gusana a Gavoi

La crisi idrica torna a colpire, soprattutto al Nord

La Sardegna è tornata sotto la lente per una questione che si ripresenta ciclicamente: la siccità. Il Nord dell’isola, in particolare, sta vivendo un periodo di scarsissime precipitazioni e, parallelamente, un grave problema di dispersione dell’acqua dalle reti. Il risultato è un mix pericoloso che mette a rischio territori, famiglie e imprese.

I numeri che suonano l’allarme

  • Secondo un’analisi di Confartigianato Sardegna, le imprese “idro-esigenti” nella regione sono oltre 6.000, con più di 20.000 dipendenti coinvolti.
  • Nella manifattura isolana si contano 2.137 aziende (di cui 1.493 artigiane) nei 10 settori “water intensive” che consumano circa il 36,3 % delle risorse idriche dell’isola.
  • In Sardegna ogni giorno entrano nelle reti 129 milioni di metri cubi d’acqua (circa 424 litri pro capite), ma oltre la metà — 52,8 % — viene persa per dispersione, contro una media nazionale del 42,4 %.
  • Tra i capoluoghi sardi, Sassari registra perdite pari al 63,4 % dell’acqua immessa, Oristano al 60,4 %, Nuoro al 55,1% e Cagliari al 53,5%.

Cause e conseguenze

La congiuntura è dovuta a tre fattori principali:

  1. Scarse piogge e alte temperature prolungate — la Sardegna registra già mesi di anomalie climatiche che vanno oltre la normalità.
  2. Infrastrutture obsolete e tubature “colabrodo” — la dispersione idrica è uno dei nodi peggiori del sistema, che vanifica in parte gli sforzi su nuove dighe o invasi.
  3. Imprese fortemente esposte — molte attività industriali o artigianali dipendono in modo critico dall’acqua; la mancanza mette a rischio produzione, posti di lavoro e resilienza territoriale.

Le dighe non bastano se le reti perdono

Nonostante la presenza di numerosi invasi e dighe, il sistema idrico sardo fatica a tradurre capacità in disponibilità reale. Ecco alcune delle opere più rilevanti:

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  • Diga Eleonora d’Arborea (sbarramento sul Tirso, invaso del Lago Omodeo) – la più grande della Sardegna.
  • Diga di Muzzone (sul Coghinas) – invaso importante per il Nord Ovest.
  • Diga di Monte Pranu (Sulcis) – per usi idropotabili e irrigui.
  • Diga di Monti di Deu (Gallura) – più piccola, ma significativa per l’area Nord-Est.

Queste opere sono fondamentali, ma la crisi attuale dimostra che ammodernare le infrastrutture di distribuzione è altrettanto cruciale.

Quali azioni servono subito

Gli interventi da affrontare includono:

  • rifacimento o manutenzione straordinaria delle reti idriche,
  • monitoraggio e riduzione delle perdite,
  • piani di emergenza per i periodi di siccità,
  • uso razionale dell’acqua anche da parte delle imprese e dei cittadini.

La gestione dell’acqua non è più solo questione tecnica: è una questione di futuro per la Sardegna, per la sua economia, per la tutela ambientale e per le comunità locali.

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