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Monumenti naturali della Sardegna, S’Ortu Mannu: la cattedrale verde di Villamassargia, un viaggio tra storia, leggende e ulivi millenari

La “regina” dell’oliveto, Sa Reina, con i suoi 16 metri alla base, è considerata uno degli alberi più imponenti di tutto il Mediterraneo, simbolo di forza e longevità.
Monumenti naturali della Sardegna - In foto Capo Testa nel suo ultimo punto panoramico - Emozione Sardegna Monumenti naturali della Sardegna - In foto Capo Testa nel suo ultimo punto panoramico - Emozione Sardegna
Monumenti naturali della Sardegna - In foto Capo Testa nel suo ultimo punto panoramico - Emozione Sardegna


Nel cuore del Sulcis, uno dei più grandi oliveti storici del Mediterraneo racconta secoli di agricoltura, civiltà antiche e tradizioni ancora vive


A pochi chilometri da Villamassargia, ai piedi della collina dove un tempo sorgeva il castello medievale di Gioiosa Guardia, si estende uno dei luoghi più affascinanti e identitari della Sardegna: l’Oliveto Storico S’Ortu Mannu. Oggi misura circa 12 ettari, una porzione dell’antica distesa che un tempo ne occupava più di 70, ma conserva intatta la sua magia: un enorme giardino di ulivi secolari, grandi spazi aperti e un silenzio che racconta storie lontane.

Il colpo d’occhio è unico. Gli ulivi, distanziati armoniosamente l’uno dall’altro, mostrano tronchi scolpiti dal tempo: nodosi, contorti, spesso larghi oltre dieci metri di circonferenza. La “regina” dell’oliveto, Sa Reina, con i suoi 16 metri alla base, è considerata uno degli alberi più imponenti di tutto il Mediterraneo, simbolo di forza e longevità.

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Un viaggio attraverso millenni di storia

L’olivo in Sardegna ha radici antichissime: la sua introduzione risale probabilmente all’VIII-VII secolo a.C., forse grazie a popolazioni di cultura minoica. A dare un forte impulso alla coltivazione furono però i Romani, che nel Parteolla e in altre zone dell’isola crearono vasti oliveti produttivi. Dopo un lungo periodo di abbandono seguito alla caduta dell’Impero, l’olivicoltura riprese vigore con i Pisani nel XII secolo e con gli Spagnoli, che introdussero nuove tecniche, innesti e severe norme per la tutela delle piante.

Gli ulivi monumentali di S’Ortu Mannu sembrano proprio essere il risultato di innesti medievali su antiche piante selvatiche, testimoni di epoche ancora più remote. Alcuni reperti rinvenuti nell’area – come un frammento di mosaico romano – suggeriscono che qui potesse sorgere una villa rustica. Altri studiosi spingono addirittura più indietro l’origine degli alberi, ipotizzando un legame con la presenza fenicia, supportati dal ritrovamento di una mola olearia punica.

Una storia sociale unica in Sardegna

Nel 1436, durante la dominazione spagnola, l’oliveto venne ampliato grazie a un’iniziativa singolare: ogni abitante di Villamassargia riceveva un compenso per ogni olivastro innestato e, soprattutto, acquisiva la proprietà della pianta. Da allora, un fenomeno rarissimo ha caratterizzato l’oliveto: proprietario del terreno e proprietario della pianta non coincidevano, generando nei secoli accordi, tensioni e perfino incendi che hanno ferito l’area, riducendo il numero degli esemplari.

Per tutelare questo patrimonio, il Comune è intervenuto negli ultimi anni con un’opera complessa di esproprio e recupero: i terreni sono diventati pubblici, mentre le famiglie proprietarie hanno ceduto simbolicamente gli alberi continuando a detenerne il possesso, tramandabile agli eredi.

Un tesoro culturale e naturalistico ancora vivo

Oggi S’Ortu Mannu custodisce circa 700 ulivi monumentali, ciascuno identificato da un numero progressivo e appartenente a 153 diversi proprietari. È un luogo che unisce archeologia, botanica, paesaggio e tradizioni agropastorali, una vera narrazione vivente della storia del territorio.

E non è solo memoria: l’oliveto è ancora pienamente produttivo. Ogni autunno, le olive vengono raccolte e destinate alla produzione di un prezioso olio extravergine, simbolo di continuità e di un’identità agricola che resiste nel tempo.

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