La cattedrale di pietra del Golfo di Orosei
Nel cuore del Supramonte di Baunei, dove la montagna incontra il mare in un abbraccio di luce e calcare, si erge l’Aguglia di Goloritzè, uno dei monumenti naturali più iconici della Sardegna e simbolo del Golfo di Orosei.
Una guglia bianca, slanciata e perfetta, che svetta a picco sulla baia di Cala Goloritzè, dichiarata Monumento Naturale con Decreto Regionale n. 3112 del 2 dicembre 1993 e oggi una delle mete più fotografate e amate da escursionisti e arrampicatori di tutto il mondo.
Una scultura di pietra nata dal mare
Secondo la descrizione ufficiale di Sardegna Foreste, la costa di Goloritzè è modellata nel calcare biancastro del Mesozoico, levigato nel tempo da vento, mare e acque carsiche.
Proprio questi elementi, nel corso dei millenni, hanno separato un antico sperone roccioso dal promontorio, isolandolo e trasformandolo in ciò che oggi conosciamo come l’Aguglia: un pinnacolo piramidale alto 143 metri sul livello del mare, con circa 100 metri di altezza relativa.
Il suo profilo affusolato, simile a un cipresso di pietra, domina la baia e ne diventa il cuore visivo, un punto di riferimento tanto per chi arriva dal sentiero quanto per chi giunge via mare.
A poca distanza, un arco naturale di roccia, residuo di un’antica grotta costiera, incornicia il mare turchese di Goloritzè e ne completa la perfezione scenografica.
La spiaggia stessa, incastonata tra pareti calcaree e cespugli di macchia mediterranea, appare come un piccolo anfiteatro naturale, dove la pietra e l’acqua raccontano la storia geologica dell’isola.
Perché si chiama “Aguglia a Tramontana”
L’Aguglia è nota anche con il nome di “Aguglia a Tramontana”, per distinguerla dalla vicina Perda Longa, un altro celebre monolite calcareo situato più a sud, sempre nel territorio di Baunei.
Il termine “Goloritzè” invece deriva probabilmente da una parola antica, kolòvru, che in dialetto baunese significa “serpente”. Il nome potrebbe riferirsi alle curve sinuose del canyon (còdula) che scende fino al mare, ricordando il movimento ondulato di un serpente.
Tra leggenda e scienza
Secondo alcune leggende popolari, Monte Caroddi (così viene anche chiamata l’Aguglia) richiama il nome di Maria Coccoroddi, una donna punita per aver rifiutato l’elemosina alla Madonna. Trasformata in pietra, sarebbe diventata la guglia che oggi domina la baia — un simbolo eterno di bellezza e monito morale.
Una storia che intreccia fede, natura e mito, come spesso accade in Sardegna, dove ogni roccia sembra avere un’anima.
Dal punto di vista scientifico, l’Aguglia è un testimone d’erosione: la forma finale di un processo geologico che ha separato un antico sperone calcareo dal promontorio. I segni dell’azione dell’acqua, del vento e del mare sono ancora oggi visibili nelle fratture e nei blocchi che costellano la battigia, creando un paesaggio ruiniforme di straordinaria bellezza.
Una meta sacra per gli escursionisti e gli arrampicatori
Oggi l’Aguglia di Goloritzè è una meta leggendaria per gli appassionati di arrampicata.
Le sue pareti bianche, compatte e regolari, offrono itinerari di salita di fama internazionale, tra cui la celebre via “Sole incantatore”.
Anche l’escursione per raggiungere la cala è una delle più affascinanti della Sardegna: un sentiero di circa 3 km che scende dall’altopiano del Golgo, tra profumi di lentisco e panorami mozzafiato.
Chi preferisce la via del mare può partire dai porti di Santa Maria Navarrese o Cala Gonone, raggiungendo la baia in barca e scoprendo lungo la costa altre meraviglie come Cala Sisine, Cala Biriola e Cala Mariolu.
Un patrimonio da proteggere
La bellezza dell’Aguglia di Goloritzè e di tutta Cala Goloritzè è tanto fragile quanto preziosa.
L’area rientra nel perimetro del Golfo di Orosei, destinato a Riserva Marina già dal 1982, ed è gestita oggi dalla Comunità Montana dell’Ogliastra.
Per preservare questo equilibrio naturale, l’accesso via terra è a numero chiuso e regolamentato: ogni visitatore deve prenotare in anticipo e rispettare regole di tutela ambientale che proteggono la spiaggia, le rocce e la vegetazione.
Un simbolo della Sardegna selvaggia
L’Aguglia di Goloritzè non è solo una meraviglia geologica: è un simbolo di identità e purezza, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e la natura regna sovrana.
Chi la osserva dal mare o la raggiunge dopo la lunga discesa dal Golgo non può che restare incantato: bianca, slanciata, perfetta, come una cattedrale di pietra che celebra la grandezza silenziosa della Sardegna.
Fonti:
Testo tecnico e descrizione ambientale tratti da Sardegna Foreste – Monumenti Naturali della Sardegna, Regione Autonoma della Sardegna.