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Capo Testa, la cava di Roma: i graniti sardi che costruirono il Pantheon

Emozione Sardegna: Rena di Levante Capo Testa, Colonne Romane Emozione Sardegna: Rena di Levante Capo Testa, Colonne Romane
Emozione Sardegna: Rena di Levante Capo Testa, Colonne Romane

Nella Rena di Levante sono ancora visibili le colonne di granito che facevano bella Roma

Tra le sfumature azzurre del mare di Santa Teresa Gallura e le luci dorate del granito, Capo Testa racconta un capitolo affascinante della storia sarda: quello del suo contributo ai fasti dell’Impero Romano.

L’imponente colonna che ancora oggi si erge sulla spiaggia di Rena di Levante è molto più di un semplice rudere: è un simbolo silenzioso della maestria e della fatica degli antichi scalpellini che, da questo promontorio, fornivano all’Urbe il materiale per i suoi templi e i suoi palazzi più maestosi.

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Le cave dei Romani: la Sardegna al servizio dell’Impero

Capo Testa era una cava perfetta: il granito locale, compatto e chiaro, era tra i più pregiati del Mediterraneo. Qui i Romani non solo estraevano il materiale, ma lo lavoravano in loco, dando forma a colonne, capitelli e blocchi monumentali. Poi, grazie alla posizione strategica del promontorio, il trasporto era diretto e agevole: le imbarcazioni attraccavano a pochi metri dalla cava, pronte a caricare i manufatti e a salpare verso i porti dell’Impero.

Da queste rocce sono partite le colonne del Pantheon e di altri edifici simbolo di Roma, veri ambasciatori della solidità e dell’ingegno sardo. Un’eredità che, pur dispersa nel tempo, racconta ancora oggi come l’isola fosse parte attiva e fondamentale nella grande macchina imperiale.

Un luogo di bellezza e memoria

Oggi, passeggiando tra le scogliere scolpite dal vento, è facile immaginare i rumori del passato: il colpo ritmico dei picconi, il fruscio del mare, le voci dei lavoratori che davano forma a un sogno di pietra destinato a durare nei secoli.

Capo Testa è dunque un museo naturale a cielo aperto, dove il fascino paesaggistico si intreccia con la storia più antica dell’isola. Dalla “Rena di Levante” a Cala Spinosa, ogni masso e ogni taglio nel granito custodiscono la memoria di un tempo in cui la Sardegna, pur ai margini geografici dell’Impero, ne alimentava la grandezza con la forza della sua terra.

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