La ceramica sarda è una delle espressioni più antiche e raffinate dell’artigianato isolano, un’arte che unisce storia, cultura e design contemporaneo. Con 118 imprese attive e oltre 200 addetti, di cui l’85% artigiani, la Sardegna custodisce un patrimonio che affonda le radici nelle civiltà nuragiche e si rinnova oggi attraverso forme, colori e tecniche che coniugano tradizione e innovazione.
I centri storici della ceramica sarda — Oristano, Dorgali, Assemini, Siniscola, Orani, Villamassargia, Cagliari e Nuoro — rappresentano i cuori pulsanti di un sapere tramandato da generazioni. Qui si realizzano brocche e piatti decorati, vasi, mattonelle, sculture e oggetti di design, ma anche opere contemporanee che reinterpretano simboli arcaici e motivi tradizionali.
L’Isola si colloca al 9° posto in Italia per consistenza del comparto e al primo per incidenza di imprese artigiane. A livello territoriale, si contano 55 imprese nel Cagliaritano, 32 nel Nuorese, 23 tra Sassari e Gallura e 8 a Oristano, con una significativa presenza femminile — il 47% delle aziende è guidato da donne.
Come sottolinea Marco Franceschi, Segretario di Confartigianato Imprese Oristano, “creare sinergie e reti sulla ceramica sarda, artistica e di design ma anche tipica e tradizionale, rappresenta il valore aggiunto necessario per valorizzare le eccellenze dell’Isola. L’obiettivo è promuovere le realtà territoriali e rendere questi prodotti elementi distintivi e attrattivi di tutta la Sardegna”.
Franceschi evidenzia inoltre come le nuove normative europee sulle Indicazioni Geografiche per i prodotti artigianali offrano un’occasione storica per la ceramica sarda, fortemente legata ai territori. “Si tratta di specificità che raccontano la nostra storia e la nostra identità, ma che sanno anche innovarsi, affrontando le sfide del cambiamento nei mercati globali”.
Nonostante le difficoltà legate al caro energia e ai costi di produzione, il comparto mostra una forte capacità di adattamento: oltre il 68% delle imprese ha adottato pratiche digitali e il 40% ha investito in tecnologie per l’efficienza energetica. Le micro e piccole imprese generano più dell’80% dell’occupazione e oltre il 60% del valore aggiunto del settore.
La ceramica italiana, di cui quella sarda rappresenta una delle anime più identitarie, vanta un fatturato di 450 milioni di euro, di cui oltre il 60% destinato all’export, con l’Italia sesta in Europa per valore delle esportazioni.
“L’avvio del percorso di riconoscimento delle Indicazioni Geografiche — conclude Franceschi — sarà decisivo per mantenere alta la competitività del made in Italy e per dare visibilità alle produzioni locali, frutto di tradizioni secolari e di un saper fare che continua a evolversi senza perdere la propria anima”.
In Sardegna, ogni oggetto in ceramica è più di un manufatto: è un racconto di terra, fuoco e colore, una testimonianza viva di identità e memoria collettiva. Dai laboratori di Assemini e Dorgali alle botteghe artistiche di Oristano e Nuoro, le mani dei maestri ceramisti continuano a modellare non solo l’argilla, ma anche il volto culturale dell’Isola.