Tra geologia millenaria, leggende pastorali e paesaggi primordiali: viaggio nel cuore più remoto e spettacolare di Orgosolo
Nel cuore selvaggio del Supramonte, là dove il calcare mesozoico modella un paesaggio che sembra provenire da un’altra epoca, si apre improvvisamente una vasta cavità naturale: Su Suercone, una delle doline carsiche più imponenti e affascinanti dell’intero Mediterraneo. Da sempre avvolta da un’aura di mistero e venerazione, questa voragine naturale è oggi una delle mete più suggestive per chi cerca un contatto autentico con la Sardegna più antica.
Un nome, due storie
L’origine del nome affonda nelle tradizioni locali. Secondo la spiegazione più diffusa, “Su Suercone” deriverebbe da suerca, parola sarda che indica l’“ascella”, a evocare la forma concava della grande depressione. Altri studiosi propongono un collegamento con la sughera, ipotesi però meno probabile data l’assenza di questa specie in ambienti calcarei.
Per i pastori di Orgosolo e Urzulei, che da secoli vivono e conoscono ogni anfratto di questi altopiani, la dolina è semplicemente Su Sellone o Su Sercone, nomi che tradiscono un rapporto diretto e quotidiano con il territorio.
Un luogo sacro per millenni
Le ripide pareti di Su Suercone hanno custodito a lungo segreti antichissimi. La zona fu infatti frequentata sin dalla preistoria come luogo di sepoltura, come dimostrano i reperti e gli anfratti funerari ritrovati sul fondo della cavità.
Il territorio circostante è un autentico scrigno archeologico: a pochi passi si estende il Campu Donanìgoro, con il complesso di Nuragheddu, caratterizzato da un imponente ingresso architravato e da capanne ricche di ceramiche dell’età del Bronzo.
Più a nord si raggiunge Tìscali, il celebre villaggio nuragico nascosto all’interno di una dolina collassata, un luogo che per secoli è rimasto invisibile agli occhi del mondo.
E ancora, la mitica Gola (Canyon) di Gorropu, dove secondo la leggenda una fenditura nella roccia sarebbe stata la punizione divina per gli uomini che avevano abbandonato la retta via. Qui sono stati rinvenuti reperti votivi nuragici e manufatti di epoca ellenistica, segno di una lunga e continua frequentazione.
L’origine di questa intensa presenza umana è chiara: il Supramonte è sempre stato un territorio ideale per l’allevamento ovino. La cultura pastorale ha lasciato testimonianze uniche come le pinnettas, antichi ricoveri in pietra disseminati in tutto l’altopiano.
Un paesaggio scolpito dall’acqua e dal tempo
Su Suercone si apre come un immenso imbuto tra le montagne di Orgòsolo: 18 ettari di superficie, un diametro di circa 400 metri e una profondità che supera i 200 metri. La parte superiore della cavità raggiunge gli 884 metri di quota, mentre il fondo scende fino a 685, generando un colpo d’occhio di straordinaria potenza scenica.
La dolina si è formata in seguito allo sprofondamento del tetto di una cavità carsica, un fenomeno noto come dolina di crollo. Un vero capolavoro geologico, impreziosito da un inghiottitoio verticale di 30 metri che probabilmente comunica con il complesso sotterraneo di Su Bentu, uno dei sistemi carsici più estesi della Sardegna.
Flora, fauna e un patrimonio da proteggere
Nonostante l’ambiente duro e l’impatto storico del pascolo e degli incendi, la dolina ospita un mosaico di biodiversità straordinario. Sul fondo crescono tassi secolari alti fino a 20 metri, con tronchi di notevole diametro, mentre attorno si estendono i celebri lecci di Sas Baddes, una delle foreste più affascinanti e antiche dell’isola.
Qui vivono inoltre numerosi endemismi e specie selvatiche che rendono l’area un tesoro naturalistico unico in Sardegna. Non a caso, già nel 1984 fu proposta l’istituzione di una Riserva naturale guidata del Supramonte, idea che ancora oggi rappresenta un riferimento importante per la tutela del territorio.
Un paradiso per l’escursionismo
Su Suercone è un luogo remoto, dove il silenzio domina e la montagna sembra tornare primordiale. Non esistono attualmente sentieri ufficialmente segnalati dalla Gola di Gorropu, ed è quindi necessario affidarsi a guide locali per esplorare la zona in sicurezza.
Il C.A.I. include la zona nella spettacolare traversata del Supramonte all’interno del Sentiero Italia: la tappa n. 5, da Genna Sìlana alla Valle di Lanaittu, costeggia il Nuraghe Gorropu e il Campu Donanìgoro, regalando panorami di indescrivibile bellezza in un percorso di circa 7 ore e mezza.
Su Suercone non è solo una meraviglia geologica: è un luogo che racconta la storia della Sardegna, modellato dal vento, dall’acqua e dalla presenza dell’uomo.
Visitare questa dolina significa immergersi in un paesaggio arcaico, dove ogni passo riporta alla memoria il respiro profondo di un’isola che conserva intatto il cuore della sua natura selvaggia.