San Salvatore di Sinis: tra fede, mistero e cinema nel cuore di Cabras
San Salvatore di Sinis è uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo.
Situato a pochi chilometri da Cabras, nel cuore della penisola del Sinis e nella provincia di Oristano, questo piccolo villaggio racconta secoli di storia, spiritualità e cultura popolare, avvolti in un’atmosfera quasi surreale. Le sue case basse in pietra cruda, le stradine polverose e l’assenza di traffico rendono San Salvatore un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
Non è un caso se negli anni ’60 e ’70 è diventato una vera e propria location cinematografica, utilizzata come set per diversi film western all’italiana — i celebri “Spaghetti Western” — grazie al suo aspetto che ricorda i villaggi del Far West. Ancora oggi, passeggiando tra le sue vie, si percepisce quell’atmosfera cinematografica che affascina visitatori e fotografi da tutto il mondo.
L’ipogeo e la cripta di San Salvatore: tra sacro e pagano
Ma il vero tesoro di San Salvatore di Sinis si trova nel sottosuolo, sotto la piccola chiesa campestre dedicata al Santo Salvatore. Qui si apre l’ipogeo, un complesso sotterraneo unico nel suo genere in Sardegna, testimone di culto e devozione che affondano le radici nell’antichità.
L’ipogeo risale probabilmente all’epoca nuragica o punica, e fu poi adattato dai Romani come tempio dedicato a Marte e Venere, divinità legate alla guerra e all’amore. Le vasche scavate nella roccia e i resti di affreschi paleocristiani raccontano la trasformazione di questo luogo da santuario pagano a cripta cristiana, diventata nei secoli luogo di culto, di preghiera e di pellegrinaggio.
La cripta, accessibile attraverso una scalinata che scende nel buio, conserva un’atmosfera di profonda spiritualità. Le pareti in pietra viva e le acque sorgive che ancora scorrono all’interno hanno alimentato per secoli leggende di miracoli e guarigioni, rendendo l’ipogeo un punto di riferimento per la devozione popolare.
Un borgo sacro e vivente: la Corsa degli Scalzi
Ogni anno, nel primo fine settimana di settembre, San Salvatore di Sinis si anima per la spettacolare Corsa degli Scalzi, una delle tradizioni religiose più sentite della Sardegna centrale.
Centinaia di fedeli, vestiti di bianco e a piedi nudi, trasportano la statua del Santo da Cabras a San Salvatore, percorrendo circa 7 chilometri tra polvere, fede e tradizione. Questo rito affonda le sue origini nel XVII secolo e rappresenta uno dei momenti più intensi della spiritualità popolare sarda.
Durante quei giorni, le piccole case del villaggio — i cosiddetti muristenes — si riempiono di pellegrini e visitatori. Le celebrazioni, i canti e i profumi della cucina tradizionale fanno di San Salvatore di Sinis un’esperienza che unisce religione, comunità e identità sarda.
San Salvatore di Sinis oggi: tra spiritualità e turismo esperienziale
Oggi il borgo è quasi completamente disabitato durante l’anno, ma conserva intatto il suo fascino. È una delle tappe più significative lungo i cammini spirituali della Sardegna, tra cui il Cammino di San Giorgio Vescovo e i percorsi che collegano i santuari del Sinis.
Per i visitatori, San Salvatore rappresenta un luogo da esplorare con rispetto e curiosità:
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per la storia millenaria dell’ipogeo e della cripta pagano-cristiana,
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per la dimensione mistica e silenziosa che si percepisce tra le sue case,
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per la bellezza naturale del territorio del Sinis, con le vicine spiagge di Is Arutas e Maimoni, e la suggestiva area archeologica di Tharros.
Un luogo dove il tempo si ferma
San Salvatore di Sinis è un luogo che unisce fede, mistero e memoria.
Tra i cammini spirituali della Sardegna, questo piccolo villaggio di Cabras è uno dei più suggestivi: un punto d’incontro tra storia antica e spiritualità moderna, tra cinema e devozione, tra terra e cielo.
Visitare San Salvatore significa immergersi in un mondo parallelo, dove ogni pietra racconta una storia e ogni silenzio custodisce un segreto.
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