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Sartiglia di Oristano

Un rito cavalleresco sospeso tra fede, simbolismo e spettacolo, che da secoli incanta abitanti e visitatori con il suono degli zoccoli, i colori dei costumi e la tensione di una corsa che affonda le radici nel Medioevo.
Emozione Sardegna, il Campanile della Cattedrale di Oristano Emozione Sardegna, il Campanile della Cattedrale di Oristano
Emozione Sardegna, il Campanile della Cattedrale di Oristano

La magia della corsa alla stella

Ogni anno, tra le ultime domeniche e i martedì di Carnevale, Oristano si trasforma nel palcoscenico di una delle più antiche e affascinanti manifestazioni equestri della Sardegna: la Sartiglia di Oristano.
Un rito cavalleresco sospeso tra fede, simbolismo e spettacolo, che da secoli incanta abitanti e visitatori con il suono degli zoccoli, i colori dei costumi e la tensione di una corsa che affonda le radici nel Medioevo.


Origini e significato della Sartiglia

La Sartiglia di Oristano è una giostra equestre di origine medievale, documentata già nel XV secolo. Il nome deriva dallo spagnolo sortija, che significa “anello” — richiamando la prova principale della manifestazione: la corsa alla stella.
Fu introdotta in Sardegna durante la dominazione aragonese e nel tempo si è fusa con le tradizioni locali, assumendo un profondo valore rituale. Oggi rappresenta il cuore identitario della città di Oristano e un simbolo di continuità tra passato e presente.


I protagonisti: i gremi e il Componidori

L’organizzazione della Sartiglia è affidata ai Gremi, antiche corporazioni di mestiere nate nel Medioevo.
A Oristano ne esistono due:

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  • Il Gremio dei Contadini (San Giovanni Battista), che organizza la Sartiglia della domenica di Carnevale.
  • Il Gremio dei Falegnami (San Giuseppe), che cura la corsa del martedì grasso.

Al vertice di ogni Gremio c’è una figura sacra e carismatica: su Componidori, il cavaliere prescelto che guiderà la corsa e benedirà la folla. La sua investitura è un momento solenne: durante la vestizione, celebrata in silenzio, il cavaliere viene “trasformato” in una figura quasi divina, metà uomo e metà spirito, con il volto coperto da una maschera androgina di legno dipinto. Da quel momento, fino alla fine della manifestazione, non potrà più toccare terra.


La corsa alla stella

Il momento più atteso è la corsa alla stella, che si svolge lungo la via Duomo, nel centro storico di Oristano.
Su Componidori, in sella al suo cavallo, lancia la benedizione al pubblico con sa pippia de maiu (un mazzolino di violette e pervinche), e si lancia al galoppo cercando di infilzare con la spada una stella sospesa a un nastro verde.

Ogni cavaliere che riesce nell’impresa porta fortuna all’intera comunità: la riuscita della corsa è considerata un segno propiziatorio per l’anno a venire, un augurio di fertilità e prosperità.

Dopo la corsa con la spada, su Componidori tenta la prova con “su stoccu”, una lancia di legno, simbolo di forza e continuità.


Le pariglie: acrobazie e coraggio

Quando la corsa alla stella si conclude, l’attenzione si sposta nella via Mazzini, dove si tengono le spettacolari pariglie: esibizioni acrobatiche a cavallo in cui gruppi di tre cavalieri si lanciano a grande velocità, eseguendo evoluzioni e figure sincronizzate.
È un momento di pura adrenalina e abilità, in cui il pubblico resta con il fiato sospeso davanti a salti, piramidi umane e corse in equilibrio perfetto.

Le pariglie rappresentano l’anima più spettacolare della Sartiglia: una dimostrazione di coraggio, armonia e fiducia reciproca tra cavaliere e cavallo.


Il significato simbolico

Dietro la spettacolarità della Sartiglia si nasconde un forte valore simbolico e spirituale.
Il cavallo, animale sacro in molte culture, diventa il tramite tra l’uomo e la natura; su Componidori incarna l’elemento divino che benedice e protegge la comunità; la stella, infine, rappresenta il destino, la luce e la speranza.
Ogni gesto, ogni sguardo, ogni corsa è carica di un significato che si rinnova da oltre cinque secoli.


Tra sacro e profano: un Carnevale unico

La Sartiglia di Oristano si svolge durante il Carnevale, ma a differenza delle maschere colorate e rumorose di altre feste, qui domina il silenzio rituale.
La musica dei tamburini e dei trombettieri accompagna l’intera manifestazione, creando un’atmosfera solenne che si alterna all’euforia del pubblico.

Dopo la corsa, la svestizione del Componidori chiude la manifestazione: un rito altrettanto carico di significato, in cui l’uomo torna a essere se stesso, lasciandosi alle spalle la sacralità della sua funzione.

Visitare Oristano durante la Sartiglia

Assistere alla Sartiglia di Oristano è un’esperienza che va oltre lo spettacolo.
Significa entrare nel cuore di una tradizione viva, respirare la Sardegna più autentica, fatta di gesti antichi, cavalli addestrati con cura e una comunità che ogni anno rinnova la propria identità.

Chi arriva a Oristano in quei giorni può approfittarne per visitare anche i dintorni: le spiagge di Torregrande, l’area marina protetta del Sinis, il borgo di San Salvatore, e il sito archeologico di Tharros, antica città fenicio-punica affacciata sul mare.


Un patrimonio di fede e identità

Oggi la Sartiglia di Oristano è riconosciuta come Patrimonio immateriale della cultura sarda ed è considerata una delle più suggestive manifestazioni equestri del Mediterraneo.
Un evento che unisce devozione, competizione e spettacolo, e che ogni anno rinnova l’incanto di una tradizione capace di parlare al cuore di chi la guarda per la prima volta — e di chi la vive da sempre.

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